Villa Cosulich Zerbo Mason e lo Scopificio Zerbo

Villa Cosulich Zerbo Mason e lo Scopificio Zerbo

Le origini e il contesto storico

Villa Cosulich Zerbo Mason sorge lungo via Miranese ed è un raffinato complesso settecentesco la cui presenza è già riportata in mappe catastali del 1784 come proprietà della famiglia Tiepolo, e rappresentava il tipico modello di residenza “bifronte”: elegante dimora estiva, ma anche centro di gestione agricola e produttiva, con barchesse, magazzini e spazi per il lavoro.

Attorno all’edificio, immerso in un vasto parco recintato, si sviluppava una piccola economia locale fatta di campi, laboratori e attività artigiane legate al legno e alla saggina. Da questo contesto nacque e prosperò lo Scopificio Zerbo, che appare in una mappa del catastico austriaco del 1841. Ricordiamo che se a Chirignago vi era lo Scopificio Zerbo a Mestre vi era lo Scopificio Krull.

Architettura e struttura del complesso

Il complesso architettonico di Villa Cosulich Zerbo Mason presenta un impianto lineare e armonico, con un corpo padronale sviluppato in senso longitudinale e due ali laterali più basse che delimitano la corte principale. Sul lato nord, una serie di fabbricati di servizio disposti trasversalmente costituiva l’area operativa, in origine destinata a magazzini agricoli, depositi e laboratori.

Le ali laterali, in origine aperte da ampie arcate, furono chiuse nel corso del Novecento, durante gli interventi di adattamento e restauro, per ricavare nuovi spazi abitativi o uffici, ma senza alterare la proporzione e la sobria eleganza del prospetto principale.

Il parco che circonda la villa è racchiuso da una cancellata in ferro battuto con tre ingressi simmetrici. All’interno, un elemento di grande interesse storico è la ghiacciaia sotterranea, riconoscibile all’esterno come una montagnola alberata: da un corridoio in mattoni, chiuso da un cancelletto in ferro, si accede alla camera ipogea dove, tra Sette e Ottocento, venivano conservati neve e ghiaccio per uso alimentare. Si tratta di una delle poche ghiacciaie rurali ancora leggibili nel territorio mestrino, testimonianza della vita domestica e agricola delle ville venete prima dell’avvento della refrigerazione moderna.

Lo Scopificio Zerbo: industria e tradizione

La famiglia Zerbo, originaria della zona, convertì parte delle strutture rustiche della villa in laboratorio, dove venivano prodotti: scope e spazzole di saggina (sorgo rosso essiccato e legato a mano), bastoni, spazzole e piccoli oggetti in legno, tappeti e zerbini intrecciati con fibre naturali. La parola zerbino deriva dall’arabo zirbī, che vuol dire tappeto, cuscino, e non dal cognome del titolare dello scopificio come ho letto in alcuni siti.

Lo scopificio dava lavoro a numerosi abitanti di Chirignago, in particolare donne e giovani apprendisti, che si occupavano della legatura e rifinitura dei prodotti. Le testimonianze orali raccontano di una fabbrica in attività ancora nei primi decenni del Novecento, punto di riferimento per l’artigianato locale e la vita comunitaria.

Non siamo riusciti a trovare fonti esatte su quando fu realizzata la fabbrica di scope e quanto durò la sua attività, alcuni autori sostengono che sarebbe stata attiva sia dal 1780 ma pare assurdo che i Tiepolo avessero allestito uno scopificio nella villa. Secondo il sito chirignago.altervista.org in una mappa catastale austriaca del 1841 era già visibile la fabbrica di scope. Pare che i Zerbo prima incaricassero alcune donne di realizzare per conto loro le scope direttamente nel proprio domicilio e poi avrebbero aperto la fabbrica in una struttura adiacente alla villa.

Famiglie e trasformazioni

Nel corso del tempo, la villa passò attraverso diverse famiglie:

  • Tiepolo (XVIII secolo), proprietari originari secondo i catasti settecenteschi;
  • Ferrari (XIX secolo), che introdussero modifiche agrarie e abbellimenti al parco;
  • Cosulich, Zerbo e Mason (XX secolo), che ne hanno tramandato il nome attuale.

La famiglia Cosulich, legata alla marineria e ai commerci di Trieste, mantenne la proprietà per buona parte del Novecento, fino al passaggio ai Zerbo e ai Mason, che si distinsero per interventi di risanamento conservativo e tutela architettonica.

Nel 1976, l’intero complesso, villa, barchessa, parco e ghiacciaia, è stato dichiarato bene vincolato con decreto del 18 marzo 1976, riconoscendone l’importanza storica e architettonica per la terraferma veneziana.

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Bibliografia

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