L’origine del toponimo e il mito di Mestre
Mesthle e le ipotesi sull’origine del nome
Il mito di Mesthle
Sui Meoni imperavano Mestle ed Antifo, i due figli di Talemene, che la palude Gigea partorì; essi guidavano i Meoni, nati sotto lo Tmolo. (Omero, Iliade)
Di Pilemene i figli Antifo e Mesthle alla gigèa palude partoriti ai Meonii eran duci, a quelli ancora che alla falda del Tmolo ebber la vita. (Omero, Iliade Libro II)
(Per approfondire “Il crepuscolo degli Dei“)
Per quel che riguarda l’origine di Mestre non esiste alcuna datazione certa circa l’origine di questa città, neppure un secolo indicativo. Il mito fa risalire la sua部分 System: sua fondazione ad un personaggio dell’Iliade di nome Mesthle, figlio di Talemene re dei Meoni, che con Antenore arrivò in Veneto fuggendo da Troia e si stabilì con altri presso un bosco di fronte alla Laguna, la cosiddetta Selva Fetontea, fondando una città fortificata che, dal suo nome, chiamò Mestre.
Questa Selva citata nel I secolo D.C. dal poeta Marziale che documentava l’esistenza di un bosco esteso da Aquileia a Ravenna. Localmente la colonizzazione romana lasciò in vita ampi spazi boschivi lungo la gronda, specialmente a nord est di Mestre, verso il Dese e lo Zero, e lungo il corso finale del Marzenego a risalire verso gli odierni Carpenedo, Zelarino e Chirignago, nello spazio interstiziale lasciato tra le centuriazioni altinate e padovana. (Ilfiumemarzengo.it)
L’origine del nome nelle ricerche del Fapanni
La grossa borgata di Mestre, detta ne’ secoli barbari Mestrine, grosso vico esser dovea pure né tempi romani, ne’ quali il nome acquistò di Nonum. Ivi pure una mutazione segnano gli Itinerari: in conseguenza anche Mestre doveva essere popolosa in grazia del grande passaggio sull’Emilia Altinate. Clabuli, rhedae, birotae, veredarii, dovevano starvi, e tutto il proprio delle grandi vie militari… Il nome Mestrine dovea essere il locale e proprio, quello di ad Nonum, avendolo acquisito, quando i Romani 2000 anni addietro vi fecero passare l’Emilia. Finito il dominio de’ Romani, l’Emilia perdutasi, distrutto Altino, finita la lingua latina, il nome acquistato perde, e rivisse probabilmente il locale, come accadde anche ad Oriago: (Filiasi, Memorie storiche de’ Veneti primi e secondi. – Paoletti. Il Fiore di Venezia. Venezia 1837, Vol I – Citato ne “Mestre – Il 24°. Centro studi storici”, perché stava alla IX milliaria sulla Via Emilia, venendo da Altino.)
Le ipotetiche origini del nome
Il toponimo Mestre, secondo il filologo Dante Olivieri, deriva dal personale romano Mestrius, documentato specialmente nell’Italia settentrionale, ed è da confrontare con Mestrino in provincia di Padova. Quindi in quest’area ci poteva essere una Gens romana denominata Mestria.
il Filiasi sosteneva invece che l’etimo fosse etrusco. l’Agnoletti ipotizzò la possibile presenza della radice mad-, riferita ad una località paludosa; altri ancora individuarono una somiglianza con nomi di origine orientale (frigia e greca in particolare).
L’origine legata all’antico nome del Marzenego
Altri come Antonio Luigi de’ Romano e Giovanni Casoni fanno risalire il toponimo della città all’antico nome del Marzenego che in passato pare esser stato Mestria.
“Mestre acquisì il nome dal Mestre o meglio Mestria, un fiume sulle cui rive in tempi lontani il borgo era sorto e che si andava a scaricare dove ora inizia il Canal Grande di Venezia: Pel Porto di Olivolo o di Lito sboccava il fiume così detto Mestre o Marzenego, scorrendo pel canal di S. Secondo, e quindi in Canal Regio, (Cannareggio) incontrando poscia alla confluenza col Canal Grande, alla così detta oggidì Riva di Biagio, il Bottenigo ossia Butinicus, in cui immettevano Muson e Luxor, Pianca, Tergola e fiume d’Oriago, il quale per qualche tempo portò anche il nome di Brenta.” (Antonio Luigi de’ Romano, Prospetto sulle conseguenze derivate alla laguna di Venezia, ai porti e alle limitrofe provincie dopo la diversione de’ fiumi ecc.. T. I. Venezia, 1815).
“… molto prima del secolo XIV un branco del Medoaco maggiore, da poi denominato Brenta, il quale col Retrone passava nelle vicinanze di Padova, staccavasi al sito dell’odierno Fiesso (Flexus) dove assumeva il nome di fiume Una ovvero Prealto […] giunto questo branco ne’ dintorni di Lizza Fusina sboccava in Laguna […] al sito ove ora sta la chiesa di San Geremia, capitava ad ingrossarlo porzione delle acque de’ fiumicelli Mestria o Marzinicus, del Butinicus, del Muxon, del Tergala e del Pionca …” (Giovanni Casoni, Sulla destinazione di un’antichissima opera murale scoperta in Venezia. Congetture del M. Eff. Ing. Giovanni Casoni. In “Atti delle adunanze dell’I.R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti ecc.” Pp. 220-221. Vol. VI. Venezia, 1856).
Bibliografia
- Francesco Scipione Fapanni, Mestre – Il 24°, Centro Studi Storici di Mestre
lo scrittore Antonio Baratella di Loreggia nel ‘400 ha descritto in latino le bellezze paesaggistiche del suo territorio e chiama Marcinicus il Marzenego….Il fatto che la Serenissima abbia fatto costruire prima una cappella e poi una sontuosa chiesa dedicata a san Marco (D.O.M. in honorem divi Marci è scritto sulla facciata della chiesa di San Marco di Resana) proprio nei luoghi delle risorgive del Marzénégo era un modo per affermare il suo diritto di approvvigionarsi delle fresche e limpide acque potabili di quel fiume…
confermo quanto ho pensatoo