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Villa Erizzo: il sacrificio di una grande realtà

La storia dei Conti Bianchini e l’espansione di Mestre

I Conti Vincenzo e Nicolò di Giuseppe Bianchini

Nel 1826 le figlie, Matilde, Margherita e Marianna, del defunto N.H. Principe Nicolò XIII Andrea Erizzo, (Principe dell’Impero Austriaco e Patrizio Veneto oltre che Oratore del Generale Bonaparte nel 1796), decisero di vendere la Villa ai Conti di Zara Vincenzo e Nicolò Bianchini d’Alberigo. Questo passaggio di proprietà segnerà un secolo importante per il futuro di Mestre e darà alla città una famiglia protagonista nello sviluppo cittadino.

Con la nuova proprietà della villa cambiò persino la toponomastica di Mestre come riporta Barizza: “La strada che congiungeva il loro oratorio con la chiesa dei Cappuccini (…) venne chiamata ‘via ca’ ErizzoBianchini, per poi col tempo divenire solo ca’ Bianchini”. (Sergio Barizza, Storia di Mestre. La prima età della città contemporanea)

I Bianchini “di Mestre”

Sappiamo che all’interno di Villa Erizzo la famiglia Bianchini dimorò per circa 103 anni, periodo in cui questa imponente proprietà cambiò il suo status da villa di campagna, o proprietà terriera, a dimora principale dei Conti Bianchini.

Nell’arco di questo secolo la Villa rimase nella disposizione della famiglia Bianchini passando di padre in figlio attraverso il Conte Pietro di Giuseppe Bianchini nel 1835, e suo figlio Angelo che la ereditò nel 1850.

Quando nel 1869 venne identificata l’ortaglia della Villa venne individuata dal Comune di Mestre come possibile Foro Boario fu proprio il Conte Giuseppe Angelo Bianchini, (1831 – 1884), a trattare con l’allora Sindaco Girolamo Allegri per la sua cessione. La trattativa si arenò a causa della richiesta economica del Bianchini ritenuta troppo esosa per il Comune. Fu la prefettura che sbloccò una situazione che sembrava in stallo espropriando il terreno dell’Ortaglia alla proprietà e permettendo, così, l’inizio dei lavori. Il Bianchini, dal canto suo, non rimase a guardare e fece causa al comune arrivando a vincere in secondo grado e ottenendo un risarcimento.

L’ultima Bianchini che visse in questa villa fu la Contessa Beatrice Elena che la ereditò alla morte di Angelo avvenuta nel 1884. Beatrice sposò il diplomatico Ettore di Rosa Luraghi, nel 1894 e la villa grazie al di Rosa Luraghi divenne anche un punto di riferimento per la cultura e per la Mestre che contava e pensava al futuro della Città.

Mestre si espande sacrificando Villa Erizzo

Quando si parla della storia del novecento mestrino si deve parlare anche di come Villa Erizzo sia stata smembrata per lasciar posto alla Mestre attuale. Uno smembramento che ha lasciato ben poco di quel patrimonio architettonico che avrebbe potuto essere un centro culturale importantissimo per Mestre e che in parte lo è divenuto perché oggi accoglie la Biblioteca Civica VEZ.

Come già scritto l’estensione della proprietà dei Bianchini si estendeva dall’attuale Piazza Donatori di Sangue alla Stazione di Mestre, e da Via Cappuccina a Via Piave. Un parco immenso che oggi accoglie interi quartieri.

Un primo pezzo dell’immenso parco fu sacrificato per lasciare spazio alla realizzazione della Stazione di Mestre nel 1858-’59, da non confondere con la prima stazione ferroviaria a Marghera del 1842.

Al lato Sud della villa Mestre vide nascere una nuova realtà economica, distante dal centro cittadino e che necessitava di nuovi terreni su cui espandersi. E dove trovare terreni se non nei favolosi giardini di Villa Erizzo? Così nel 1922 furono espropriati altri mille metri quadrati per poter realizzare le case dei ferrovieri vicino alla stazione dei treni. E da questi mille metri quadrati, un po’ per volta ma molto velocemente nacque Via Piave. Una nuova arteria stradale che aveva, nella mente di chi la realizzò, la possibilità di essere una direttrice verso il centro di Mestre pari in bellezza a quel Viale Garibaldi voluto da Napoleone Ticozzi. E su questa idea investì moltissimo la famiglia Toniolo.

Dal lato opposto dei terreni dei Bianchini vi era già Via Cappuccina che dal 1922 poteva vantare la presenza della Scuola Cesare Battisti, inaugurata il 27 ottobre di quell’anno durante la commemorazione dei moti del 1848.

Nel 1869, come sopra scritto, venne espropriata la parte nord del parco della Villa, l’Ortaglia per realizzare il Foro Boario aprendo nuovi scenari anche per il lato opposto rispetto alla stazione della Villa. Il Foro Boario acquisì sempre più importanza nelle discussioni fra i notabili di Mestre ma con la cessione della Villa Erizzo al Conte Volpi di Misurata divenne “solo” un luogo per costruire uffici delle nuove realtà produttive locali.

Nel 1929 una porzione di giardini vicino a Piazzale Regina Margherita venne destinato ad accogliere il palazzo della TELVE, Società Telefonica delle Venezie, società importantissima all’epoca per il triveneto e che poi confluì nel 1964 nella SIP, oggi TIM.

Nel 1938 la Villa fu ceduta al Conte Volpi di Misurata e la nuova proprietà volle trasformarla quale sede della SADE, deturpandola e trasformando le stanze della Villa in uffici. Sempre in quell’anno un’altra porzione di Piazzale Regina Margherita venne destinato alla realizzazione dell’edificio centrale delle Poste.

In quegli e nei successivi anni l’intero parco venne destinato alla edificazione di quei quartieri che si estendono da Via Cappuccina a Via Piave. Dell’immenso parco degli Erizzo rimase solo un piccolo spazio che ora di verde ha ben poco.

Galleria Immagini

Bibliografia

  • Valentina dal Fabbro, Venezia Documenta Settore Servizi Bibliotecari e Multimediali Comune di Venezia – VEZ Una nuova biblioteca in città
  • Sergio Barizza, Storia di Mestre. La prima età della città contemporanea, Il Poligrafo
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