L’Ercole e Lica di Canova a Villa Erizzo
Una riproduzione dimenticata a Mestre
L’Ercole e Lica di Canova a Villa Erizzo
A gennaio 2020, durante una visita a Villa Erizzo, scoprii che fra le tre statue presenti nel cortile interno vi era una riproduzione dell’Ercole e Lica di Antonio Canova. Per questa mia “scoperta” ho ricevuto i complimenti del personale della VEZ. La scultura di Canova mi aveva impressionato quando, nell’estate precedente, visitai la Gypsoteca di Possagno, mentre l’opera originale si trova alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Pensare che una riproduzione del Canova sia lì, sola e misconosciuta, è davvero triste. Per questo vorrei chiederne la valorizzazione.
Breve storia dell’opera originale
L’opera fu commissionata da Onorato Gaetani dei principi d’Aragona nel marzo del 1795. Il gruppo marmoreo rappresenta una vicenda tratta dai poeti antichi. Ercole, impazzito dal dolore procuratogli dalla tunica intrisa del sangue avvelenato del centauro Nesso, scagliò in aria il giovanissimo Lica, che, ignaro, gliel’aveva consegnata su ordine di Deianira. Dopo varie vicissitudini, l’opera fu acquistata dal noto banchiere romano Giovanni Raimondo Torlonia nel 1800. Il gruppo marmoreo fu completato nel 1815, anno in cui fu posto dal proprietario in un’esedra del proprio palazzo, illuminato con luce zenitale.
Eracle inviò Lica a Eraclea Trachinia affinché recuperasse una veste prodigiosa. Ebbe da Deianira la veste intrisa del sangue di Nesso, che la donna pensava fosse un potente filtro d’amore, come le aveva raccontato lo stesso Nesso morente; in realtà, si trattava di un veleno molto potente. Deianira se ne accorse in ritardo, osservando la fine di una sola goccia caduta a terra, ma non riuscì ad avvertire in tempo Eracle del pericolo imminente.
L’unguento di cui era intrisa la veste era avvelenato con il sangue del mostro Idra di Lerna. Dopo che Eracle ebbe indossato la veste, fu travolto da un dolore insopportabile, che lo accompagnò fino alla morte. Pensando che il giovane Lica lo avesse avvelenato, lo prese e lo scagliò giù dal promontorio. Altri, come Ovidio, narrano una diversa fine di Lica: scagliato nel mare d’Eubea, fu tramutato in roccia. Una leggenda racconta che Lica si divise in mille pezzi, creando le isole del mar Egeo.
Galleria Fotografica
Complimenti! Questo sito dovrebbe essere molto più conosciuto almeno dai mestrini
Ti ringrazio davvero Antonella. Puoi divulgare il sito se vuoi
Alessandro Bon
Buongiorno. Si hanno notizie o informazioni anche sulla copia? Grazie
Mi spiace non ci abbiamo notizie circa la storia di questa statua.