Il Diploma di Ottone III del 994
I Conti di Collalto, signori di Mestre
I Conti di Collalto, signori di Mestre
Il 13 novembre 994, il Re di Germania Ottone III, all’età di soli 14 anni, per intercessione dell’arcivescovo di Magonza Willigis, suggellò la concessione di privilegi e terre al Conte Rambaldo II da Collalto. Due anni dopo, Ottone III divenne imperatore e confermò gli stessi privilegi al Conte Rambaldo II.
Al Conte Rambaldo II furono concessi la foresta del Montello e “tutto ciò che spetta al re entro le mura della città di Treviso”, 24 mansi sparsi nel contado di Treviso, parte della Marca Veronese e del Ducato di Carinzia. Nel veneziano si notano anche Oriago, Borbiago e Gaggio. Ricordiamo che suo padre fu Rambaldo I, che acquisì terre grazie all’essere un fedele servitore dapprima di Berengario I, suo suocero, e poi di Ottone I.
Mestre fu ancora protagonista nel 1001, quando l’imperatore Ottone III concesse al Vescovo di Treviso il diritto di assegnare al Doge Pietro Orseolo II il privilegio di usare il Porto di Cavergnago per i traffici veneziani.
Il viaggio del Diploma di Ottone III
I Conti di Collalto non solo espansero il loro potere nell’arco dei secoli, ma nel XIII secolo fecero erigere un castello a Susegana, denominato Castello di San Salvador, al cui interno realizzarono il seicentesco Palazzo Odoardo e una ricca pinacoteca che ospitava il Diploma di Ottone III. Questo fu studiato e trascritto da molti studiosi e citato nel libro Italicae Medii Aevi del 1758 di Ludovico Antonio Muratori e di Andrea Gloria del 1877.
Nel 1965, il direttore di un museo cecoslovacco lo trovò negli archivi del Státní okresní archiv di Rokycany. Come era possibile che quel documento avesse percorso tutta quella strada? La versione più accreditata è che un soldato dell’esercito asburgico, durante la Prima Guerra Mondiale, lo avesse trovato nelle rovine del Castello e usato per rinforzare la suola della scarpa, portandolo con sé in patria. Questo causò il danno riportato dalla cartapecora stessa.
Traduzione del Diploma di Ottone III
994, 13 novembre, ind. VII, Duello/Hohentwiel. L’imperatore Ottone III conferma i beni già concessi e donati dai suoi predecessori a Rambaldo I, conte di Treviso, aggiungendo altre donazioni in mansi e masserie nei territori delle attuali province di Treviso e Venezia.
Nel nome della santa ed indivisa Trinità. Ottone, per benevolenza della divina clemenza, re. Se valutando con debita attenzione i servigi di tutti i nostri fedeli avremo gratificato con una giusta ricompensa la loro fedeltà, nessuno potrà dubitare che in futuro essi ci saranno ancora più fedeli. Per questo rendiamo noto a tutti i nostri fedeli attuali e futuri come noi, su proposta dell’arcivescovo della sede di Magonza Willigis, a noi carissimo, ed altri nostri fedeli, col foglio di questo editto abbiamo donato al nostro onorabile Rambaldo cinque masserie regali nel villaggio di Nervesa, presso il fiume Piave; inoltre, due masserie nel villaggio detto Monte Calvo, presso il fiume Glaura: che se in questo villaggio non si ritrovassero beni di diritto regio sufficienti a completare le dette due masserie, con questa nostra concessione autorizziamo che vengano completate (con terre) di nostro diritto vicine il più possibile al detto villaggio; inoltre, quattro masserie nel villaggio detto Elerosa, o nel luogo più vicino in cui (ne) abbiamo; ed ancora un manso regale nel villaggio detto Vedelago; similmente due mansi nel villaggio detto Casa Curva, eretto da Wangerio, o (nel luogo) più vicino in cui se ne trovino di nostro diritto; (ancora) due mansi nel villaggio detto Sala ed, in più, con la presente donazione (gli) accordiamo tutto ciò che di diritto regio si trova entro le mura della città di Treviso; un manso all’esterno di detta città; un manso in Oriago; un manso a Borbiago; un manso nel villaggio di Sala. Oltre a tutto questo gli abbiamo dato un manso regale fra Mestre e Paureliano e Brentalo; ed un manso con bosco e pascoli nella selva di Gaio, non lontano da Edrino; ed un manso nel villaggio di Sant’Andrado, non lontano da Paulano; un manso nelle terre di Sarmazza: e sappiate che se (quei mansi) non si dovessero ritrovare, poiché (lì) l’insieme dei nostri beni è di novanta iugeri, li si completi con quanto abbiamo il più vicino possibile. I quali complessivi ventiquattro mansi regali che si trovano nelle località indicate (li concediamo) con tutti i, di diritto pertinenti, sedimi, campi, vigneti, prati, boschi, pascoli, acque e corsi d’acqua, luoghi di caccia e di pesca. Ed in più (diamo) anche la foresta del Montello, che si sa essere pertinenza della corte di Lovadina, e (tutto) ciò che vi si trova in più oltre quanto è di pertinenza della stessa corte. Ed inoltre, con questo stesso atto di conferma doniamo e decretiamo anche (la concessione) di tutte le altre terre che il sopraddetto conte o il suo genitore hanno avuto con editti da qualunque imperatore o re, assieme a tutti i luoghi di caccia e pesca od ogni e qualsiasi altro annesso che sia possibile enunciare e che noi, di nostro diritto, possiamo in modo corretto e legale dividere: beni che si sa essere situati tutti nel comitato di Treviso. Inoltre, (trasferendolo) dal nostro diritto regio al suo diritto, gli abbiamo dato anche un servo di nostro diritto di nome Sigismondo, così che di detto servo faccia ciò che gli sarà piaciuto. Se poi qualcuno, cosa che non crediamo potrà assolutamente accadere, dopo la conferma per mezzo di questo nostro editto volesse in qualche modo molestare o spogliare lo stesso conte o i suoi eredi di tutto quanto è sopra descritto, sappia che dovrà pagare una penalità di cento libbre d’oro (da consegnare) metà al nostro erario e metà allo stesso conte od ai suoi eredi. E perché ciò sia creduto più vero e sia ritenuto più fermo, abbiamo ordinato che questo nostro editto venisse subito trascritto e contrassegnato con l’impronta del nostro sigillo e, come sotto si vede, con la nostra mano l’abbiamo convalidato.
Firma del gloriosissimo Re [monogramma] signor Ottone. (Io) Eriberto, vice cancelliere del vescovo ed arcicancelliere Pietro, ho autenticato. Redatta il XIX giorno precedente le kalende di dicembre nell’anno dell’incarnazione del Signore 994, indizione VII, anno invero XI del regno di Ottone III. Fatta in Duello felicemente. Amen.
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