Palazzo <a href="https://www.discoverymestre.com/la-famiglia-da-re-dai-fasti-al-crollo/">da Re</a>: nel cuore di Piazza Ferretto — Discovery Mestre

Palazzo da Re: nel cuore di Piazza Ferretto

Un simbolo di Mestre

Giuseppe da Re: il primo proprietario mestrino

Nel cuore di Piazza Ferretto, isolato, perché l’unico palazzo della piazza a non confinare con nessun altro edificio, si erge il Palazzo da Re. Questo palazzo è tutt’oggi uno dei simboli della città di Mestre. Un palazzo diverso da quelli che lo circondano, che si distingue nello stile architettonico e nella struttura, dotato di un’altana, tipica caratteristica veneziana, unica in Piazza Ferretto.

Eretto all’inizio dell’Ottocento su un terreno sito all’interno di Piazza Maggiore, di proprietà del nobile Stefano Valier, discendente di una famiglia patrizia veneziana, divenne dal 1836 al 1850 la residenza del Regio Commissario distrettuale di Mestre, per conto del Governo Austriaco, per poi essere acquistato nel 1852 da Giuseppe da Re, all’epoca industriale, imprenditore terriero e, forse, l’uomo più ricco di Mestre.

Il palazzo sin da allora era riconosciuto come uno dei più rappresentativi della piazza e il suo possesso accresceva la posizione sociale del Da Re, che aveva proprietà lungo il Canal Salso, avendo rilevato le Fornaci dalla famiglia Fedeli, mediante le quali produceva laterizi e mattoni, oltre a possedere terreni, o ad averli in gestione dai proprietari, dai quali ricavava ingenti quantità di prodotti agricoli.

Il 5 marzo 1867 il Palazzo da Re ospitò Giuseppe Garibaldi, che si affacciò per pochi minuti dalla sua terrazza per salutare la folla accorsa (vedi paragrafo successivo).

Un episodio interessante, che aiuta a comprendere il carattere di Giuseppe da Re, avvenne nel 1871, quando il proprietario decise di ristrutturare il suo palazzo, sollecitato dalle autorità, viste le condizioni in cui si trovava. Durante la ristrutturazione, Da Re fece abbattere un palazzo sito dove ora si trova l’ingresso di via Ferro, liberando quella parete dall’unico edificio ad esso accostato. Non si limitò a ristrutturare la parte esterna, ma decise arbitrariamente di erigere un muro perimetrale attorno al proprio giardino, senza alcun permesso. Tale costruzione abusiva trovò opposizione da parte del Consiglio comunale, che ne chiese il ripristino. Non trovando un accordo, le parti finirono in causa, ma la disputa si concluse in sede stragiudiziale: Da Re si impegnò a costruire a proprie spese il nuovo Ponte delle Erbe nel 1872, necessità sorta dopo l’abbattimento della Casa dei Zon adiacente ad esso. Purtroppo, la ristrutturazione del 1871 comportò anche la distruzione del portico del palazzo che dava su via Ferro.

I portici erano utilizzati, sin dalla caduta della Serenissima, dai contadini per il mercato delle biade e delle granaglie, poiché Piazza Maggiore, oggi Piazza Ferretto, era la piazza del mercato cittadino. Per questo utilizzo, il palazzo era chiamato anche Pavion, dal francese pavillon, un nome che lo avvicina a un edificio storico di Castelfranco, chiamato El Pavejon, edificato dalla Serenissima nel 1420, ma il Palazzo da Re fu eretto all’inizio del XIX secolo. Il mercato delle granaglie fu l’ultimo ad abbandonare la piazza, dopo la riqualificazione decisa nel secolo precedente, e a partire dal 1913 fu spostato nella corte dei Fanti, oggi piazzetta Cesare Battisti, di fronte al Teatro Toniolo.

Dopo la morte di Giuseppe, avvenuta nel 1885, il palazzo passò al figlio Eugenio da Re, che si trovò ad amministrare un patrimonio in un periodo non facile. L’esposizione finanziaria con Napoleone Ticozzi, lontano parente da parte di madre, e con il Conte Giacomo Rossi lo portò al fallimento, dopo che per alcuni anni la raccolta del grano andò malissimo. Per ripagare i creditori, Eugenio dovette vendere tutte le sue aziende e proprietà agli stessi. La perdita fu tale da non consentire un risanamento economico per la sua famiglia, trascinando nel fallimento anche Ticozzi e Rossi.

Il palazzo, in Piazza Umberto I, nuovo nome attribuito alla piazza in onore del defunto Re d’Italia, fu ceduto al Cav. Cesare Cecchini nel 1902, che vi risiedette fino alla sua morte avvenuta nel 1914.

Garibaldi a Mestre

Il 5 marzo 1867, Giuseppe da Re ospitò nel suo palazzo Giuseppe Garibaldi per un pranzo e un breve affaccio dalla sua terrazza. L’evento nacque da un’iniziativa del consiglio comunale, che inviò una delegazione a Udine per convincere l’eroe dei due mondi a fermarsi a Mestre durante il suo passaggio fra Treviso e Padova.

L’evento fu organizzato in modo esemplare: l’oste Gaggiato preparò il pranzo per Garibaldi e le autorità, mentre il vinaio Giacomuzzi fornì i vini. Questi, insieme a Giorgio Gradenigo, pagarono le carrozze. Tuttavia, qualcosa andò storto: Garibaldi decise di fermarsi solo un’ora a Mestre, giusto il tempo per mangiare e per un breve discorso dalla terrazza del Palazzo da Re. Nonostante ciò, fu un evento importante, ricordato in una città che raramente vedeva arrivare autorità di tale calibro.

Per commemorare l’evento, nel 1884 Giuseppe da Re fece apporre una lapide sulla facciata del palazzo, senza chiedere permessi né invitare autorità, creando malumori tra i cittadini e i notabili. La lapide recita: “Da questa loggia i fortunati destini d’Italia divinando Giuseppe Garibaldi il VI marzo MDCCCLXVII proclamava al popolo plaudente i diritti d’Italia in Roma.”

Una seconda lapide fu sistemata dal figlio Eugenio, in collaborazione con il comune di Mestre, per celebrare i 50 anni della presa di Forte Marghera avvenuta il 22 marzo 1848. Su questa lapide fu scritto: “Per onorare i coraggiosi patrioti che addi XXII marzo MDCCCXLVIII assaltarono ed occuparono quasi inermi respingendo lo straniero presidio. Mestre riconoscente cinquanta anni dopo.”

Le due targhe commemorative sulla facciata principale del palazzo furono realizzate da Angelo Seguso e posate da Antonio Toniolo, padre di Domenico Toniolo. In questa occasione, la via delle Monache fu intitolata ad Alessandro Poerio, mentre la strada dei Cappuccini ad Antonio Olivi.

La visita di Garibaldi portò molti a cambiare il nome delle proprie attività, dedicandole al Regno d’Italia o all’eroe dei due mondi. Questo accadde anche per il Teatro Nuovo di Moisè D’Angeli, rinominato Teatro Garibaldi.

La nuova proprietà

Come scritto, nel 1902 il palazzo passò al Cav. Cesare Cecchini, che vi risiedette fino alla sua morte nel 1914. Da qui poté ammirare l’evoluzione di Piazza Umberto I, la realizzazione dell’Hotel Al Vivit, dell’Hotel Excelsior, della Galleria e del Teatro Toniolo, ma anche assistere all’inaugurazione, il 27 ottobre 1912, dell’acquedotto mestrino, del nuovo sistema di illuminazione cittadino e di altri interventi di ammodernamento della città.

Proprio sotto casa sua passava il Tram di Mestre, parte della Rete tranviaria di Mestre, una delle sue creature, di cui fu anche consigliere di amministrazione e socio.

Successivamente alla morte di Cesare Cecchini, il palazzo fu di proprietà del Cavaliere Pietro Barbaro, proprietario dell’Hotel al Vapore e di una casa torre, dove ora sorge un palazzo all’angolo con via Cesare Battisti. Nel 1919, Barbaro ottenne l’autorizzazione a edificare un negozio al posto del giardino. Questo negozio, tutt’oggi adibito a bar, esiste ancora.

Il palazzo fu acquistato nel 1954 dal commendatore Domenico Zennaro, cantante d’opera, che sposò la tedesca Charlotte (detta Lotte) Schank. Zennaro, nato nel 1911, e la moglie, nata nel 1920, formavano il “Duo Marelli”, girando in gioventù i teatri del mondo. Zennaro morì a 89 anni nel 2000, lasciando il palazzo in eredità alla moglie. Charlotte si risposò con il connazionale Max Josef Hackl. La coppia visse nel Palazzo da Re fino alla morte di Lotte nel 2019. Hackl, rimasto solo, decise di tornare in patria e mettere in vendita la proprietà.

Galleria Fotografica

Bibliografia

  • Mestre e la sua piazza. Immagini e documenti fra ottocento e novecento. (Pag 55 – 57, Roberto Sorteni)
  • Archivio storico Cecchini si estende dal 1883 al 1996 e comprende la documentazione della “Maurer & Cecchini Fr.”, della “Concordia” e di altre imprese collegate e controllate
  • Storia di Mestre. La prima età della città contemporanea. (Sergio Barizza – Il Poligrafo)
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2 thoughts on “Palazzo da Re: nel cuore di Piazza Ferretto

  1. ho apprezzato molto quanto pubblicato che mi ha ricordato tante cose poiche’ io ho sempre vissuto a Mestre, ho abitato in via Circonvallazione e ho conosciuto e frequentato i Ticozzi.Ho frequentato la scuola De Amicis , la Chiesa in piazza, Tutta la mia infanzia l’ho passata li’. vi sono grata di tutte le foto che avete pubblicato e che sono riuscita a salvare…per poi poterle rivedere in seguito. Grazie ancora e colgo l’occasione per augurare un buon Natale e buone feste.

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