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Villa Giustinian eretta sulle mura del Castello

La storia di una villa mestrina attraverso le testimonianze di Fapanni e Zabeo

Le testimonianze del Fapanni

Villa Giustinian fu una villa mestrina eretta a poca distanza dalla Torre dell’Orologio. Non ci è dato sapere quando venne eretta né da chi. La villa sorgeva dove un tempo vi erano le mura di Mestre e la facciata principale guardava all’interno dell’area del castello stesso. Il suo parco comprendeva parte di Via Pio X e quel parco posto fuori dalla Porta Altinate che poi sarebbe diventato parte di Villa Ponci.

Di tale costruzione ce ne parla Francesco Scipione Fapanni nel testo intitolato il 24° in cui menziona la presenza di una scritta incisa sopra la porta: “Tusculana Statio in Mestrinis Lacunis Restaurata”. Frase latina che potrebbe essere tradotta come: “Stazione Tuscolana restaurata nelle lagune di Mestre.” Sarebbe interessante capire cosa si intendesse con il termine “Stazione Tuscolana”.

Ma qual era la storia di questa villa?

Anche nella ricostruzione della sua storia ci corre in aiuto il Fapanni facendo risalire come antico proprietario l’avvocato veneziano Taddeo Tirabosco il quale la usava come luogo di “ozio” per rilassarsi dalla vita affaccendata di tutti i giorni. Fapanni padre, Agostino, aveva raccolto una testimonianza di tale villa in latino: “A Forensi Tempestate / A Tranquillitatis Portum / Vicinum Hoc Diverticulum / Thadeus Tiraboscus Paravit / Quo Defatigatum Animum / Non Voluptatum Illecebris / Sed Alternata Intermissione / Et Honesto Otio Resarciret”.

Stefano Zabeo ricorda che un’altra villa era famosa per l’utilizzo da parte dei proprietari come villa di ozio “in campagna” la villa Grimani di Carpenedo. In effetti anche sul portone di questo era stata incisa una frase in latino: “QUIETI GENIO ET AMICI DICATA”, cioè dedicata al riposo della mente e agli amici.

La villa possedeva, riporta sempre il Fapanni, anche “spaziosa peschiera contornata da vivo.” Forse un approdo verso il fossato del castello, sul lato posteriore e un giardino con piante di vario tipo. Sempre Stefano Zabeo ricorda che sul Catasto Napoleonico la Villa risulta così descritta: una casa con corte, e nei pressi, un orto, un “aratorio e vitato”, un prato ed una peschiera.

Da notare che tracce della peschiera furono trovate durante gli scavi dei parcheggi sotterranei dei palazzi di Via Pio X e che vennero sacrificati alle nuove pertinenze. E come, giustamente, fa notare il Zabeo tale distruzione non trovò opposizione né da parte del comune né da parte della soprintendenza.

Tornando al resoconto del Fapanni sappiamo che le spoglie mortali dei Tirabosco sono sepolte nella chiesa di Santa Maria Zobenigo, o del Giglio, nel sestiere di San Marco e che questi cedettero il loro palazzo alla famiglia Giustinian. Da cui il nome per cui è ricordata.

La Villa fu ceduta alla famiglia patrizia Giustinian fra il 1775 e il 1781. L’arco temporale non è difficile da individuare in quanto il Ziliolo ne “Memorie concernenti l’origine de’ Veneti cittadini”, 1775, parla proprio di tale villa appartenente al Tirabosco affermando: “…Hanno un Palazzo a Mestre, fabbricato con magnifica spesa:..”, mentre la villa appare nella famosa mappa del Scalfuroto del 1781 già citata con il nome di Ca’ Giustinian.

Una volta acquistata la villa i nuovi proprietari non vi vissero mai, ma preferirono affittarla perché venissero svolte attività economiche locali. Il Fapanni cita tale Pietro Seleno negoziante e sensale di vino oltre che titolare di birreria, con cui vi parlò il 15 luglio 1861.

La famiglia Gobbato e la scuola elementare De Amicis

Dopo appena tre anni dall’incontro fra Fapanni e Seleno il Conte Girolamo Giustinian avrebbe venduto la sua proprietà a Ferdinando Gobbato e ai suoi fratelli. I Gobbato erano imprenditori di Volpago del Montello che avevano interessi economici a Mestre e qui avevano preso domicilio.

La proprietà fu poi separata in due parti che avrebbero avuto, anche, due destini diversi, il parco fu ceduto al farmacista Ponci di Santa Fosca, mentre la villa andò a Ferdinando Gobbato. Questi si era proposto di trasformare l’edificio nella prima scuola elementare di Mestre. Il progetto realizzato dall’ingegner Pietro Moro il 5 dicembre 1859 aveva suscitato anche l’interesse del Marchese Lorenzo Saibante e dell’imprenditore Giuseppe da Re, ma furono i Gobbato a realizzarlo. Non senza patire pene.

Ca’ Giustinian si rilevò non adatta ad ospitare gli allievi e per questo il Gobbato propose al comune di costruire un edificio attiguo alla villa a patto che il comune lo avesse preso in affitto per 10 anni. Il Comune accettò il contratto. Nel 1865 i Gobbato realizzarono un edificio al fianco della villa con lo scopo di ospitare la nuova scuola elementare, solo le classi maschili in quanto le ragazze avrebbero studiato in uno stabile sito nell’area adiacente a Corte dei Fanti, futura Piazzetta Cesare Battisti.

La fortuna girò le spalle a Ferdinando Gobbato che fallì nel 1868 vedendosi costretto a passare tutte le sue proprietà ai fratelli, i quali gli concessero solo l’usufrutto della Villa. Questi, residenti a Volpago chiesero al comune di Mestre un fitto più elevato, ma non vennero accontentati. Una volta scaduto il contratto l’affitto dello stabile adibito a scuola, 1878, e mancando l’accordo fra le parti il comune acquistò lo stabile del Marchese Lorenzo Nicolò Saibante per adibirlo a scuola. Stabile che corrisponde all’attuale Anagrafe di Via Palazzo. Egli possedeva anche uno stabile all’inizio di Via Torre Belfredo, dove si trova l’attuale sede della Municipalità di Mestre, che venne adibito a scuola femminile.

Le condizioni in cui si trovavano le proprietà del Marchese Saibante obbligarono nel 1886 il Comune di Mestre a trovare un nuovo accordo con i Gobbato e ad affittare nuovamente il loro stabile, che venne poi acquistato il 12 ottobre 1889 per 25.000 lire. Qui iniziò un iter che avrebbe portato in neppure tredici anni all’abbattimento della villa per lasciar spazio alla nuova Scuola Edmondo De Amicis di Mestre.

Una perizia dell’ingegner Giovanni Fantinato, 11 dicembre 1888, ci fa sapere che la Proprietà era composta da due fabbricati, uno ad uso scolastico ed uno ad uso abitativo. Mentre il fondo annesso è utilizzato in parte ad orto e in parte a cortili d’accesso.

Questa perizia e altri documenti cartacei reperiti dal Barizza gli permettono di affermare che la Villa era stata suddivisa in due distinte affittanze. La prima a tale Luigi Zavan, fabbro ferraio che qui svolgeva la sua attività, e la seconda a tale Antonio Valentini. All’edificio scolastico si accedeva attraverso un ponte in legno che permetteva di attraversare il Ramo di San Girolamo, (il canale artificiale interno all’area che fu del castello che partendo dalla Chiesa di San Rocco entrava nelle mura per poi attraversare tutta Via San Girolamo e uscire per Porta Altinate), mentre nel prato vi era un pozzo in pietra dura di Verona.

Quando venne approvato il progetto definitivo per realizzare la Scuola Edmondo de Amicis, 1898. Il progetto presentato da Erconvaldo Tomasatti e Antonio Toniolo fu approvato dal consiglio e poi dall’Ingegner Enrico Pallanda. I lavori di abbattimento della Villa iniziarono nel gennaio 1903 e da quanto riportato dall’ingegnere del Comune Eugenio Mogno lo stato in cui verteva questa era penoso.

La ricerca di fondi per la realizzazione dei fondi non andò bene e il Comune la fece realizzare su progetto dell’ingegner Francesco Marsich.

Delle proprietà dei Giustinian rimaneva in piedi solo l’area dei Ponci e come sappiamo ancora per poco.

Unico resto ancora visibile della Villa è la “Testa di Nettuno” rinvenuta durante la realizzazione di un palazzo in Via Pio X ed esposta nella Torre dell’Orologio, oggi sede della Pro Loco. La testa fu salvata da un gruppo di esperti fra cui la soprintendente Emanuela Carpani, il Colonello Ivan Toluzzo del Nucleo di Polizia Tributaria, la consigliera Deborah Onisto, l’assessore Renato Boraso e l’architetto del Comune Roberto Buzzo.

Galleria Immagini

Bibliografia

  • Mestre – Il 24° (Francesco Scipione Fapanni – Centro Studi Storici di Mestre)
  • La Pescheria di Ca’ Giustinian (Stefano Zabeo, Associazione Valdemare)
  • Storia di Mestre. La prima età della città contemporanea (Sergio Barizza – Il Poligrafo)
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